







Ritratto di donna è un progetto espositivo che intreccia fotografia, archeologia e riflessione antropologica per restituire una genealogia visiva del femminile. Attraverso 137 fotografie di Maria Paola Landini, selezionate da un archivio di oltre centomila immagini raccolte in cinquant’anni, la mostra mette in dialogo volti e gesti di donne contemporanee con le testimonianze materiali delle culture antiche.
Alla base del progetto vi è una domanda centrale: in che modo la presenza femminile si è rappresentata e continua a rappresentarsi, nel tempo e nello spazio?
Lungo il percorso espositivo, le immagini di Landini si intrecciano con reperti archeologici selezionati dal Museo Civico Archeologico di Bologna in un confronto tra passato e presente che evidenzia la persistenza e la trasformazione delle forme del femminile.
Il progetto curatoriale si articola su tre assi principali:
– memoria e rappresentazione: fotografie e reperti dialo-gano per restituire una narrazione che attraversa le epoche, superando le idealizzazioni storiche e restituendo alle figure femminili la loro verità quotidiana.
– Corpo e spazio: la relazione tra il corpo femminile e lo spazio sociale emerge come elemento centrale. I gesti, le posture e gli sguardi documentati da Landini si rispecchiano nelle iconografie antiche, tracciando continuità e discontinuità nell’esperienza del vivere.
– Agency e visibilità: la mostra intende restituire agency alle donne ritratte, mostrando la loro capacità di abitare il mondo come soggetti attivi, consapevoli e autonomi.
Attorno alla mostra si sviluppa un programma di incontri, visite guidate, conferenze e performance, pensato come estensione della narrazione visiva e come spazio di confronto interdisciplinare.
Questo programma accompagna il pubblico per sei mesi e si articola in:
– visite guidate a cura di Maria Paola Landini ed Etta Polico, che offrono uno sguardo approfondito sul progetto fotografico e curatoriale.
– Performance di Greta Affanni e Francesca Arri, due artiste contemporanee la cui ricerca dialoga con i temi della mostra
– Concerti del coro Athena, che intrecciano la dimensione musicale con la riflessione sulla memoria, l’identità e la coralità femminile.
– Conferenze con studiose e ricercatrici: Vincenza Perilli, Tiziana Villani, Giorgia Aiello. I loro contributi, che spaziano tra fotografia, antropologia visuale, studi culturali e filosofia politica, offriranno al pubblico ulteriori strumenti di lettura per interpretare la mostra.
– Visite speciali con ASTER dedicate alla rappresentazione della donna nell’antichità, con approfondimenti sulla figura femminile in Etruria e a Roma.
Questa articolazione trasforma la mostra in una piattaforma di dialogo, dove immagine, parola, corpo e suono si intrecciano per offrire una riflessione complessa, stratificata e aperta sulla condizione femminile.
Ritratto di donna costruisce una narrazione condivisa, in cui le storie individuali si intrecciano alla memoria collettiva, offrendo uno spazio di riconoscimento, ascolto e trasformazione.
Etta Polico
L’immagine della donna, nei secoli, è stata plasmata da sguardi che non le appartenevano. Solo attraverso una fotografia che non giudica, che non interpreta ma accoglie, possiamo restituire a questa immagine la sua verità.
— Ariella Azoulay, The Civil Contract of Photography
– Genealogia del femminile tra immagine, gesto e memoria
La mostra Ritratto di donna di Maria Paola Landini, ospitata presso il Museo Civico Archeologico di Bologna e curata da Serendippo APS in collaborazione con il museo, è un’indagine visiva sulla rappresentazione della femminilità nel tempo. Maria Paola Landini unisce una solida formazione scientifica a una ricerca visiva di grande profondità. Laureata in Biologia a Parma e in Medicina e Chirurgia a Bologna, si è specializzata in Microbiologia e Virologia.La sua formazione scientifica e l’esperienza nel campo della microbiologia hanno profondamente influenzato il suo approccio alla fotografia. Abituata a osservare detta-gli microscopici e a interpretare complessi fenomeni biologici, Landini applica la stessa attenzione e sensibilità nell’esplorare le sfumature del femminile attraverso l’obiettivo. La doppia identità di scienziata e artista le consente di creare immagini che documentano e analizzano la realtà, offrendo una prospettiva personale sul femminile. Il rigore metodologico e l’osservazione acuta, tipici della ricerca scientifica, si riflettono nella sua fotografia, dove ogni scatto diventa un’indagine visiva che collega il passato al presente, la memoria alla rappresentazione contemporanea. La progettualità della mostra nasce da un’idea di Serendippo, che ha individuato nel Museo Civico Archeologico di Bologna il contesto ideale per sviluppare un dialogo tra la fotografia contemporanea e le tracce del femminile nella storia antica. La scelta del museo non è casuale: la presenza di uno staff curatorialmente e scientificamente tutto al femminile, testimoniata anche dalla selezione di ritratti delle curatrici inseriti nel percorso fotografico, rappresenta un elemento simbolico e concettuale di grande rilievo.In uno scambio attivo, tra fotografia e archeologia (sug-gerito anche dalla sensibilità dell’artista), Serendippo ha voluto costruire un itinerario che mettesse in relazione i volti, i gesti e i corpi delle donne contemporanee con quelli restituiti dalle testimonianze materiali del passato. In questa prospettiva, lo staff scientifico del museo ha offerto una selezione mirata di reperti – statue, rilievi, oggetti votivi, iscrizioni, vasi – che restituiscono volti e nomi di donne, dee, eroine e figure femminili emblematiche, dall’Antico Egitto fino alla romanità, con un excursus nelle epoche più recenti attraverso le medaglie dedicate alle donne d’ingegno. Questi reperti sono evidenziati lungo il percorso espositivo da didascalie appositamente progettate con una grafica riconoscibile, che ne sottolinea la funzione narrativa e la connessione con le immagini fotografiche.Le immagini selezionate – 137 scatti scelti tra oltre 100.000 fotografie dell’archivio Landini e scattate nel corso di 50 anni – dialogano con l’iconografia del passato, ponendo al centro la presenza delle donne nei loro gesti quotidiani, nei loro spazi di vita e nelle loro posture corporee.Il percorso espositivo, articolato tra la fotografia contem-poranea e le collezioni archeologiche del museo, crea una sovrapposizione di sguardi che interroga la persistenza delle forme della rappresentazione del femminile e il loro radicamento nella storia sociale e culturale. L’intento della mostra è quello di offrire una narrazione per immagini che restituisca una visione autentica della condizione femminile, sottraendola alle idealizzazioni e alle codificazioni simbo-liche imposte nei secoli.La fotografia di Landini si distingue per la sua capacità di trascendere la rappresentazione estetica e diventare strumento di memoria e di indagine antropologica. Fin dagli anni Settanta, il suo lavoro documenta con coerenza e profondità il volto multiforme della femminilità, cogliendone la dimensione corporea, esperienziale e relazionale. Lontana dalle convenzioni della ritrattistica tradizionale, Landini non incornicia la donna in un’immagine costruita o estetizzante, la osserva nel suo esistere quotidiano, nel rapporto con il tempo e con lo spazio che la circonda.
– Fotografia e archeologia: un dialogo tra passato e presente
L’archivio di Maria Paola Landini è una delle più vaste raccolte di fotografia contemporanea dedicate alla figura umana, con un’attenzione particolare alla donna colta nei suoi molteplici ruoli. Le sue immagini compongono un mosaico di storie minime e di esistenze anonime, in una cartografia visiva che attraversa epoche e luoghi.Donne al lavoro, nelle piazze, nei mercati, nelle case, nei villaggi remoti o nelle metropoli: la fotografia di Landini è un atlante antropologico che indaga la relazione tra la presenza femminile e lo spazio sociale. La sua metodologia si avvicina alla fotografia etnografica e alla fotografia fenomenologica, in cui il soggetto non è mai isolato dal proprio contesto, ma sempre inscritto in un sistema di relazioni e significati.Questo approccio trova un’affinità con il lavoro di fotografe come Susan Meiselas o Graciela Iturbide. Tuttavia, ciò che caratterizza il lavoro di Landini è la capacità di cogliere il tempo dentro l’immagine: la luce, la postura, lo sguardo restituiscono una narrazione silenziosa e potente, capace di mettere in relazione il vissuto contemporaneo con la memoria storica.
Non possiamo comprendere la fotografia senza comprendere il tempo. Ogni scatto è un’ipoteca sulla memoria, un ponte tra il passato e il futuro.
— Siegfried Kracauer, Theory of Film
– Il corpo femminile come linguaggio: sguardo, postura, presenza
Uno degli elementi centrali nella fotografia di Landini è l’attenzione alla relazione tra il corpo femminile e lo spazio. Le sue immagini raccontano la quotidianità delle donne, mostrando una molteplicità di modi di abitare il mondo.Nella storia della rappresentazione, la donna è stata spesso raffigurata in ruoli codificati: madre, sposa, figura sacra, oggetto di desiderio. Le fotografie di Landini si sottraggono a queste categorizzazioni e restituiscono la complessità dell’esperienza femminile nelle sue molteplici espressioni.La postura, il modo in cui le mani si muovono, il taglio degli abiti, lo sguardo rivolto all’obiettivo o perso nel vuoto: ogni elemento diventa un segno che racconta un’identità. L’accostamento tra le fotografie e le collezioni archeologiche rafforza questo discorso.La piccola plastica etrusca, le raffigurazioni funerarie egizie, le scene di vita quotidiana dei manufatti in ceramica attica e magnogreca, così come le pietre scolpite, ritraggono donne immerse nella vita, nei rituali, nel dolore, nella lotta e nell’affermazione del proprio ruolo. Gesti che si ripetono, mai uguali, attraverso i secoli.Lo sguardo delle donne assume valore simbolico, evocando una costante femminile che sembra superare la contingenza del momento. Lo stesso sguardo lo si ritrova nei reperti antichi come nelle immagini di Landini. In questa selezione le donne emergono come testimoni silenziose di una storia individuale e collettiva.
– Semiotica del femminile: tra immagine, genealogia e sguardo
L’articolazione visiva proposta da Ritratto di donna si sviluppa anche come riflessione semiotica sulla costruzione del femminile nell’immaginario collettivo. La rappresentazione della donna non si esaurisce nella figurazione esterna del corpo, ma si intreccia con dispositivi di potere, gerarchie simboliche e strutture narrative che ne stabiliscono il senso nel tempo.Ogni immagine dell’archivio Landini è una micro-narrazione in cui si attivano dinamiche tra visibile e invisibile, tra espres-sione e identità. La fotografia, in questo senso, diventa uno spazio di resistenza, capace di decostruire le mitologie visive consolidate e di restituire alle figure femminili la pos-sibilità di essere soggetti dello sguardo, e non semplici oggetti rappresentati.Le posture, gli abiti, gli ambienti sono segni carichi di stratificazioni semantiche: la dimensione della domesticità, per esempio, non è più soltanto luogo di reclusione simbolica, ma può essere letta come spazio di agency e trasformazione. Allo stesso modo, la visibilità delle donne nei luoghi pubblici, nelle strade o nei luoghi del lavoro, rimette in discussione i confini del corpo politico e della cittadinanza simbolica.La genealogia del femminile che emerge dalle immagini di Landini si compone di tracce, di frammenti e di ripetizioni iconiche che resistono all’omologazione e alla cancellazione storica; non solo documentano il vissuto, ma lo interpretano e lo riattivano, aprendo scenari in cui il gesto, lo sguardo e il silenzio diventano strumenti di memoria e di riscrittura. È in questo continuo passaggio tra visibile e pensabile che si iscrive la forza semiopolitica della fotografia di Landini.
– Un atlante visivo del femminile
Un atlante visivo del femminileRitratto di donna è una raccolta di immagini che attraversa il tempo e lo spazio, legando l’antico al contemporaneo in una narrazione ininterrotta. La fotografia di Landini, liberamente accostata ai reperti archeologici, crea un ponte tra passato e presente, fra diversi modi di rappresentare, vivere e percepire la figura femminile nel tempo.Nel dialogo tra immagine e memoria, tra volto e storia, le donne si presentano nella loro complessità, lontane da idealizzazioni o stereotipi. Ogni fotografia è un frammento di vita che si inscrive in un orizzonte più ampio, in cui la femminilità si manifesta come presenza, esperienza, identità in continua trasformazione. La sua opera, quindi, documenta e riscrive la storia dell’immagine femminile, restituendole verità e autonomia.
Etta Polico
Camminare una città significa attraversare la sua storia e i suoi corpi. È la vita che scorre, più che gli edifici, a dare forma allo spazio urbano.
— Francesco Careri, Walkscapes
Ogni fotografia è un piccolo teatro della morte, ma anche una resistenza all’oblio.
— Roland Barthes, La camera chiara